A Solo Journey in Hungarian Countryside at Ozora Festival
Disclaimer
This text is in italian. I tried to google translate it in English is it’s pretty solid, so if you are curious, translate it and read it, and come back to leave a comment below ;)
Cosa portare
- tenda
- materasso (avrei potuto non portarlo)
- cuscino gonfiabile
- sacco a pelo
- trapunta (avrei potuto non portarle)
- copri cuscino
- asciugamano
- ciabatte
- costume
- felpa (ho preferito indumenti leggeri e termici)
- marsupio
- zaino
- cappello
- giacca a vento
- occhiali da sole
- caricarori
- mutande e calze
- magliette
- luce frontale
- quaderno e penna
- computer
- dentrifricio e spazzolino
- cartaigenica
- crema solare
- cibo
- soldi
- luce tenda
- sacchetti plastica vari
- piccolo tupperware per cibo
- martelletto
- fazzoletti
- soldi
Considerazioni
Cosa sono venuto a fare?
Il mio ultimo viaggio indipendente risale al 2020, quando sono stato in Sicilia. sentivo quindi che era il momento giusto per affrontare un esperienza in solitaria, a contatto con la natura, in un ambiente stimolante. Essendoci gia’ stato, sapevo esattamente cosa aspettarmi, e quindi che tipo di ritmo avrei potuto dare al mio festival. L’idea e’ quella di partecipare ad iniziative, provando a caso a seguire il programma di eventi offerto da Ozora. Saper preparare e saper gestire una settimana di campeggio esposto agli elementi e’ un banco di prova importante. La preparazione all’eventualita’ di acquazzoni, freddi pungenti, sole torrido, richiede attenzione e intelligenza
Ungheresi
Durante il festival, se non prestando la dovuta attenzione, e’ facile dimenticarsi di tutte le persone che lavorano dietro/grazie a questo festival. Gli abitanti di queste terre sono stati in grado di mettere assieme un’organizzazione eccezionale, che trasforma Ozora in un’esperienza sicura e stimolante. Guardando in ogni direzione si vedono scelte, progetti e decisioni. Il territorio e’ stato plasmato a tal punto in armonia con i bisogni organizzativi cresciuti negli anni. Si fatica a cercare di capire quale tipo di impatto un festival del genere permetta di sviluppare, ma i benefici si irradiano per chilometri, arrivando sino a Budapest, e da li poi al mondo intero.
Sostanze Stupefacenti
Arrivato al quinto giorno posso forse ricordati tre o quattro episodi in cui ho visto esplicitamente persone assumere sostanze stupefacenti. Si ha la sensazione che l’equilibrio che regna in questo festival sia dato anche dalla permissione e alla tolleranza a stile di vita che difficilmente potrebbero essere applicati al mondo reale. Le persone si sentono libere di sfogarsi e lasciarsi andare completamente. Ho ricevuto del materiale informativo da parte dell’organizzazione sui rischi e pericoli dovuto al consumo di sostanze stupefacenti, e la frase che piu’ mi ha colpito era in realta’ una domanda, del tipo “Assumi droghe per non pensare a niente oppure per goderti il party? C’e’ differenza!”
Perche’ proprio qui ad Ozora?
Sembra comunque che la conformazione del territorio favorisca la distribuzione di suono su ampio raggio. Il territitorio non si puo’ definire totalmente pianeggiante, data la preseza di canaloni enormi dell’altezza di almeno 50 metri, che separano le varie zone del festival tra di loro, favorendo quindi l’incanalazione di suoni.
Primo Giorno
Sveglia alle 6, e per le 7 e mezza ero sul bus 100 in direzone dell’aeroporto. Ozora Shuttle un ottimo servizio, ed in circa 2 ore e 10 minuti mi ha portato ad Ozora. Sul pulman ho conosciuto un gruppo di ragazzi brasiliani, praticamente tutti distribuiti a vivere e lavorare in diverse luoghi, tra cui Londra, i Paesi Bassi, e anche Brasile, molto socievoli e simpatici. Arrivato ad Ozora ho deciso di rispettare il mio piano di partenza, e quindi ho attraversato tutto il festival, impresa non facile consideranto sole e fardello, fino ad superare l’ultima grande installazione dopo il lago, trovando posto su una collina. Il posto si e’ rivelato quasi subito un’ottima scelta: privacy, visuale, vicinanza ai bagni forse gli elementi piu’ importanti.
Il montaggio detta tenda non e’ stato semplice, tra il caldo e le istruzioni non troppo chiare, e quale errore da parte mia, mi ci e’ voluto piu’ del previsto, ma alla fine e’ andato tutto per il verso giusto. Non c’e’ internet, quindi i cellulari servono solamente per fare foto. Sono comunque partito per il verso giusto aprendo il mio portatile, e iniziando ad scrivere qui su Obsidian. C’e’ una brezza che rende il tutto molto piacevole, la scrittura su pc si sta rivelando una sorpresa considerevole, e credo che portero’ il pc con me, per trovare momenti in cui fare la stessa cosa piu avanti.
Dopo aver riposato, verso le 16, doccia fredda e poi ancora riposo, per prepararsi alla notte. Durante la doccia ci si presenta nudi verso il mondo, in senso letterario, perche’ ad Ozora il nudismo e’ molto praticato. Per la cena, ho cercato sin da subito di preferire un piatto sostanzioso della tradizione ungherese, piuttosto che la solita pizza. Ho cosi’ trovato “Hungarian Beef and Onlon Stew”, condito con riso bianco, che si e’ rivelata un’ottima scelta. Lo prendero’ ancora, ma la prossima volta senza riso, pura carne di manzo per darmi energie. Come dessert ho potuto gustare una fetta di anguria fresca, gia’ tagliata in pezzi per massimizzare il piacere. Durante la cena ho chiaccherato con due persone che si sono rivelate essere due dj. Il maschio, dall’India, passa 4 mesi all’anno ad Amsterdam, come sede operativa. Della donna non scopro molto, ma solo che avrebbe suonato all’una di notte.
E’ seguita la cerimonia di apertura, che non ho potuto direttamente ammirare, troppa gente in cima alla collina per poterla vedere. Ho comunque vissuto con piacere la vista l’energia non appena la folla’ ha iniziato a disperdersi. Davvero suggestivo trovarsi davanti ad una marea umana del genere, e vederla muoversi accompagnata da musiche profonde e tribali. Un momento del genere a mio parare vale il prezzo del biglietto. Ho ballato anche io, piu’ volte ed in luoghi diversi, riuscendo anche ad avere la sensazione di essere riuscito a lasciarsi trasportare dalla musica. Sensazione liberatoria che e’ giusto saper ascoltare, anche quando suggerisce che forse sia arrivato il momento di cambiare attivita'.
Deliziosa crepes alla nutella, a cui e’ seguito uno spettacolo del fuoco, in cui parallelamente, una ragazza ha saputo sfruttare con una sessione intensa di streching. Sono seguite altre passeggiate, provando a ragigungere la una di notte. Ho cambiato dancefloor, raggiungendo The Dome, dove ho ammirato una musica celestiale ed intensa allo stesso tempo, ballando al fresco, ma allo stesso tempo ricevendo calore dal cuore della pista. Sono cosi’ riuscito a raggiungere la 1 di notte, mantenendo fede a quanto detto prima ai due dj. Dopo aver ballato altri 30 minuti, ho capito che la stanchezza stava prendendo il sopravvento, e quindi ho deciso di andare a letto, gustando sulla strada del ritorno, un toast con formaggio e prosciutto.
Mi preparo alla notte, lavandomi i denti, indossando abiti pesanti. Bella sensazione essere al sicuro in tenda, con solo una piccola luce a suggerire i movimenti. La musica proveninete dal festival non accenna a fermarsi, e le vibrazioni si avvrtono intensamente, nonostante gli almeno 300 metri di distanza.
Secondo Giorno
Risveglio naturale attorno alle 10.30, principalmente dovuto al caldo nella tenda. soCi si sveglia con il sole che batte forte, ancora tutti coperti dalla notte, e quindi un po storditi, ci si inizia a spogliare da piu’ strati possibili. Lavaggio dei denti e riempimento delle bottiglie, cosa che cerco di fare sempre proattivamente, ovvero evitando di arrivare mai con entrambe le bottiglie vuote.
Sono uscito il prima possibile portandomi con me il minimo indispensabile, ed il materiale per la colazione. Il mio piano di farsi trovare vicino la parte del festival dedicata alla spiritualita’ e al chill si e’ rivelata vincente. Innanzitutto sono contento di non dover sin da subito sottopormi a musica elettronica intensa. Notizia davvero positiva, i ragazzi al bar hanno una macchina da caffe’ professionale, ed al fantastico prezzo di 400 fiorini (quindi un euro), ho deliziato un intenso caffe’. La mia colazione con caffe’, brioches confezionata portata da casa, tonno, crakers e semi si e’ iniziata alle 11 di mattina, giusto in tempo per l’inizio di una fantastica sessione di musica rilassante, in cui il musicista ha suonato lo stumento di cui sempre dimentico il nome, in cui pisogna battere la punta delle dite su una superfice metallica al fine di produrre un suono che onestamente e’ troppo difficile da descrivere a parole.
Rientro alla tenda per aggiornare il mio diario di bordo, rinfrescarmi e rifocillarmi, poi verso le 14 sono pronto ad uscire, l’idea e’ quella di partecipare a qualche evento nella zona culturale. Sono stato a spasso per il festival, spostandomi spesso da un evento all’altro, prendendomi sempre pause per rinfrescarmi e mangiare qualcosa. Ancora deliziosa frutta fresca, questa volta una pesca e tre albicocche al prezzo di 2.50 euro. Ho chiaccherato con un ragazzo georgiano che mi ha anche regalato due banane, offrendomele ognuna in un momento diverso, che ho sempre felicemente accettato. E’ una gara ha chi ha piu’ energie, per poter arrivare col po di freschezza rimasta perpoter apprezzare appieno le giornate conclusive.
Improvvisamente piove. Una intensa pioggia ha iniziato a battere, contento di essere in tenda per poterla affrontare. Barricato dentro praticamente al buio, aspettando che la pioggia scemi. Per quasi un’ora ha piovuto, facendo anche qualche piccolo danno interno alla tenda che ho dovuto asciugare, nulla di che preoccuparsi. L’acquazzone ha lasciato il festival bagnato ed umido, ed ho pensato fosse arrivato il momento ideale per fare una doccia, e quindi attorn alle 18, effettivamente trovo poca coda. La cena e’ stata decisa principalmente dalla corda presente tra i diversi ambulanti. Ho cosi’ avuto modo di provare un Fish&Chips eccezionale, non potendo evitare di comunicarlo ai ragazzi ungheresi che hanno preparato il piatto.
La notte e’ arrivata in fretta attraverso lunghe passeggiate che mi hanno portato a fare un giro completo. Spettacoli di fuoco lasciano tracce nella notte in piu’ punti, e fiumi di persone si muovono tra le principali arterie del festival. I negozi sono affollati, cosi’ come lunghe le code tra i vari food track. In una settimana di festival lavorano davvero duramente, ma i guadagni devono essere stratosferici per loro. Alla una di notte decido che e’ arrivato il momento di dirigermi verso la tenda, e cosi’ inizio un altro pellegrinaggio tra le attrazioni di Ozora, ogni tanto soffermandomi per poter apprezzare ulteriormente il momento.
Terzo Giorno
Ho dormito profondamente dalla 1 e 30 circa fino alle 7 e 30 di mattina, svegliandomi con la sensazione di sentirsi riposati. Ho approfittato del fresco sole che batte gia sulla tenda per dare una rinfrescata agli oggetti umidi, e per pulire l’interno della tenda dai fanghi del giorno prima.
Un doppio espresso al bar mi ha accolto nel festival, e da li, dopo una lenta colazione, mi sono unito ad una sessione di Yoga della durata di due ore, in cui posso dire di essermi davvero trovato coinvolto. Ho finalmente capito come poter sostenere una posizione del loto piu’ a lungo in maniera confortevole: per merito della forza di mani, braccia e spalle, alleviare il peso sulla schiena, arrivando quindi a reggere periodi intensi nella posizione del loto. La sessione e’ stata molto stimolante e mi ha fatto accorgere di quanta conoscenza io abbia accumulato in passato in merito alla pratica meditativa. Sono tornato in tenda verso mezzogiorno, rimanendoci fino alle 17. Ho conosciuto la vicina alle prese con i fornelli. Si chiama Kate, ed e’ una ragazza tedesca in procinto di trasferirsi nel Nord Over degli Stati Uniti con suo marito. Parliamo per circa 30 minuti, e poi la lascio finire i preparativi.
Seguono diverse ore passate a scrivere su Obsidian, ristrutturando diverse cartelle, e studiando un po meglio un programma che fino ad oggi non sono riuscito a sfruttare a dovere, ma che grazie al forzato tempo offline al festival, sto iniziando a capire. Decido che e’ il momento di mettersi in attivita’, cercando una strada che mi permettesse di evitare di passare da zone affollate. Superate un paio di valli, mi immetto su uno stradone che passa largo ad est dietro al festival, riusciendo finalmente ad intravedere come possa sembrare Ozora dietro le quinte. In continuo movimento camion, macchine e moto del team di Ozora, impegnati tra i piu disparati compiti che un’organizzazione simile deve richiedere.
La sera arriva in fretta, e dopo essermi rinfrescato, riposato e rifocellato, esco, impegnandomi in un’altra lunga escursione fino alla pizzeria Pablo. Dopo aver sentito diversi pareri negativi riguardo la pizza al festival, decido di provarla in prima persona, risultando davvero stupido dalla genuinita’ del prodotto, e confermando il mito di come per giudicare una pizza ci sia bisogno di un italiano. Una bancarella di miele attira la mia attenzione, anche in questo caso per la genuinita’ del piccolo stand, e dall’appartente qualita’ dei prodotti esposti. Mettendo nel marsupio il barattolo di miele di acacia, gia pregusto il connubio che possa avere con crackers all olio d’oliva.
E’ una notte di musica folle ad Ozora, ogni luogo dove gli occhi posano lo sguardo contengono centinaia di persone, un atmosfera surrale in cui la massa umana sembra trasformarsi un rosso dragone, di cui a cadenza regolare, si sentano ruggiti e grida assordanti. Mi prendo una pausa per riportare il barattolo di miele in tenda, e non appena supero il lago mi rendo conto di un cambiamento sostanziale della temperatura, e rifletto che la confromazione del terreno, il numero di persone, e anche la presenza del lago, possa risultare in calore che si sviluppa e rimanga piu’ a lungo concentrato, rendendo la parte centrare del festival piu’ calda. Mi rendo conto di trovarmi in un capolavoro di ingegneria ambientale, per il modo in cui l’uomo ha saputo integrarsi con la terra.
A mezzanotte decido che la mia giornata e’ vicina dal giungere al termine, e molto contento dopo essermi dedicato ai compiti di rito, cado in un sonno profondo addormentato con la pancia verso l’alto.
Quarto Giorno
Appena sveglio inizio a pensare come una giornata piu’ tranquilla possa essere una buona idea, evitando di avere troppi piani. Il cielo e’ nuvolo e coperto, colgo l’occasione per rinfrescare la tenda e pulire da briciole o erba portata dentro il giorno prima. Rimango in tenda fino alle 14, godendomi il silenzio e la tranquillita’, scrivendo ed organizzando Obsidian, mangiando parecchia frutta secca. Il barattolo di miele dopo essere stato aperto ha incominciato ad attrarre parecchie formiche, cosi’ lo sposto appena fuori dalla tenda. E mentre le formiche continuano a provare ad entrare, ecco passare un piccolo topolino di prato, molto attento a spostarsi velocemente se non prima di essersi fermato per due secondi, prima di ripartire.
Dopo tante ore in tenda, mi piacerebbe mettermi in movimento, ed il cielo a tratti coperti invoglia a camminare. Ritengo questo il momento ideale per provare di salvare in cloud tutti i file di Obsidian prodotti finora, e quindi cercare di arrivare sino all’ingresso del parco, per sfruttare l’accesso wifi. In circa un’ora arrivo a destinazione, dopo aver percorso il perimetro ovest del parco, in cui mi sono imbattuto in tende montate nei posti piu’ disparati ed assurdi.
Il wifi ovviamente non funziona, ed i ragazzi agli sportelli suggeriscono di provare dopo. Dopo essermi riposato 10 minuti, mi rimetto in cammino, sotto un sole cocente, finendo per rilassarmi su un’amaca non appena tornato nel cuore del festival. Il giro mi ha richiesto circa tre ore, in cui inevitabile includere i momenti passati a recuperare energie. Durante il tragitto delle more acquistate al fruttivendolo si sono dimostrate una preziosa fonte di energie Mi preparo per la notte al fresco della tenda. Qualche goccia di pioggia cade ad intermettenza, ma e’ un piacere piuttosto che un fastidio. Esco ai primi segni del tramonto, nella speranza di poter trovare presto da mangiare qualcosa, ma tutti gli ambulanti sono presi d’assalto da code interminabili, che mi spingono a preferire di comprare qualcosa dal piccolo supermercato presente nel festival. Compro una pizzetta ed una focaccia locale, entrambe davvero ottime e fresche, ed anche una Kinder Pingui, finendo la cena a 4 ore con una bella sensazione di soddisfazione e pienezza.
La musica proveniente dalla dancefloor vicina e’ davvero coinvolgente, e quindi provo a seguire il flusso a mia volta, rimanendo catturato per oltre un’ora a ballare musica intensa e selvaggia. Mi reco in un’altra dancefloor di musica Drum & Bass, ed anche in questo caso vengo catturato dallo stile della musica, che mi colpisce per la sua originalita’. Durante le danze incontro un ragazzo conosciuto ad Ozora nel 2019. Originario dell’Iran, vive e lavora in Thailandia da molti anni, e sembra non perdere mai l’occasione di partecipare al festival. Finalmente ho anche la prima conversazione interessante con dei ragazzi ungheresi che abitano a Berlino, mi hanno anche approssimativamente spiegato dove sono le loro tende, e cerchero’ di andare a trovarli il giorno seguente.
Mi ritiro contento di essere riuscito finalmente a prendere l’energia che speravo circondandomi da questo ambiente. La serata mi ha divertito e rilassato, con la speranza di poter replicare la notte seguente, ultima per me in questo Ozora.
Quinto e Sesto Giorno
Altra sveglia attorno alle 10.30, il sole batte forte ma in tenda si sta ancora bene. Dopo essermi lavato i denti, decido di provare a fare una lista di quanto successo il giorno prima, e poi iniziare a raccontare, cercando in questo modo di migliorare il processo. Il metodo funziona, e sin da subito mi accorgo di una piu’ armoniosa struttura del testo. Meno frammentato, e quindi piu’ spazio a sviluppare pensieri complessi, o sequenze di pensieri incatenati tra loro.
La giornata si svolge pigra e lunga, con una sempre piu’ impellente di lasciare Ozora, per dedicarsi ad altro. Effettivamente la settimana all’aperto si inizia a far sentire, nonostante tutto proceda per il meglio, con tanta organizzazione ed accorgimenti lungo il percorso. Sono contento di come ho gestito le mie energie e di tutte le decisioni che ho preso, che mi hanno permesso di vivere una settimana di campeggio in comodita’ e senza alcun tipo di stress. Si impara molto su se stessi esponendosi a questo genere di esperienze, si matura, si torna in qualche modo piu’ consapevoli dei prossimi passi.
Mezzanotte e zero cinque. 12% di batteria nel portatile, e quindi poca ancora autonomia per commentare le mie giornate. Fuori batte una forte pioggia. Sono tornato in tenda in tempo per farmi trovare pronto, e lungo il percorso una incredibile sequenza di lampi, tuoni e fulmini hanno indicato la via. Esperienza davvero intensa il sentirsi cosi’ vicino agli elementi, Ancora prima mi sono trovato per quasi due ore in uno dei bar principali, dove ho potuto caricare entrambi i telefoni oltre il 40%, il che mi dovrebbe bastare per un sicuro arrivo a Budapest. E’ in una sitazione del genere che e’ possibile ammirare e conoscere il popolo ungherese. Una grossa sala di legno piena di persone intente a parlare, bere, e godersi la vita con i loro discorsi.
Riprendo a scrivere dalla stanza di un albergo a circa 10 minuti di distanza dall’aeroporto. Spendo qui la notte per dormire in un buon letto ed essere fresco l’indomani. La notte prima ho dovuto interrompere la scrittura perche’ il temporale ha aumentato d’intensita’ vento ed acqua, che ho dovuto in qualche modo cercare di aiutare la struttura a rimanere stabile. Ad un certo punto e’ anche entrata dell’acqua data la violenza dell’acquazzone. In totale ci sono stati due temporali a distanza di circa 30 minuti l’uno dall’altro. Altra esperienza unica ed autentica regalata da Ozora. Fulmini hanno continuato a squrciare la notte ancora a lungo, accompagnandomi in un lungo sonno.
La mattina e’ andata come prevista, ed in pochi minuti anche la tenda veniva rimessa dentro lo zaino, ero pronto per partire, ma ancora rimanevano quasi 4 ore al fetival. Lascio gli zaini in custodia al prezzo di 2 euro, e decido di mangiare ancora lo stufato ungherese gia’ provato la prima notte, che si rivela ancora molto buono, in una porzione che non sono riuscito a finire. Passo le restanti due ore a passeggiare e cercare punti al fresco, molto contento di poter tornare a casa. Il piano sarebbe di ritornarci tra 4 anni, ovvero nel 2027. Arrivo al punto di partenza dello shuttle per l’aeroporto un’ora prima del previsto, e ancora, mi godo momenti di quotidianita’ e non, come gli addetti alla sicurezza intenti a dirigiere il traffico, ma anche auto in uscita dal festival costrette ad attraversare una pozza d’acqua enorme e abbastanza profonda. Ci si diverte ad immaginare alcuni tra quegli autisti quasi andare in panico, prima di trovare il modo di uscire da quelle acque.
Ed eccomi qui, in una stanza d’albergo, a riportare a casa questi ultimi ricordi di una settimana sicuramente da ricordare, non facile, ma allo stesso tempo non impengativa nel modo che cercavo. Se l’anno prossimo avro’ modo di passare una settimana da solo, pensero’ ad altre destinazioni. Improvvisamente mi ritrovo su Youtube, a guardare video che non avevo cercato, rendendomi immediatamente conto di essere tornato a confrontarmi con disastro di informazioni a cui siamo soggetti, e decido di riprovare a scrivere ancora qualche parola prima di prendere sonno. La cena e’ stata deliziosa, ungherese, ma anche pesante da digerire, quindi ha senso aspettare un po prima di prendere sonno.